04 Mar Cosa significa “Medicina della Complessità”?
Medicina
Dr.Carlo De Michele
29/10/2007
Dalla metà del secolo scorso ad oggi la Medicina che viene regolarmente insegnata nelle Università ha acquisito un tale bagaglio di conoscenze che non esiste mente umana capace di posssederle integralmente. In oltre quotidianamente vengono pubblicati su autorevoli riviste scientifiche migliaia di nuove scoperte per tanto non è pensabile che alcun medico sia in grado di essere realmente aggiornato. Si è tentato di risolvere questo problema concentrando le proprie capacità sulla conoscenza di argomenti specifici e limitati nella speranza di disporre di specialisti che, almeno nel loro campo, abbiano conoscenze realmente complete ed aggiornate. Purtroppo nemmeno questo obiettivo è realistico, tuttavia la tecnologia informatica consente di accedere con completezza e velocità alle fonti di informazione
Questo tipo di organizzazione ha permesso raggiungere possibilità terapeutiche inimmaginabili con la realizzazione di tecniche chirurgiche raffinate che si giovano dell’enorme sviluppo tecnologico, con la realizzazione di farmaci che riescono ad intervenire a livello della singola reazione chimica all’interno di complessi metabolismi, con la codificazione dell’intero genoma ed il conseguente sviluppo di specifiche terapie. Tuttavia il corpus delle teorie scientifiche mediche, che ha senza dubbio migliorato la qualità e la durata della vita, almeno nei paesi industrialmente sviluppati, si basa su un principio detto “riduttivistico” dal momento che, per definire e conoscere un fenomeno umano, ne individua le caratteristiche generali e le rappresenta in un modello semplificato che esclude le parti estreme del suo campo di variabilità. Ciò vuol dire che vengono prese in considerazione solo le caratteristiche comuni, che si ripetono in ogni individuo, attribuendo ad esse un valore di normalità che è la media dei valori che vengono riscontrati in un gruppo significativo di individui ritenuti normali. Il limite di questo metodo è costituito dal fatto che nell’applicare i dati di conoscenza alla pratica del rapporto col singolo individuo ci si trova sempre di fronte ad un salto, il salto da ciò che è statisticamente valido per la maggioranza alla concretezza delle specificità del singolo individuo, il salto dal linguaggio del medico scienziato che conosce la realtà oggettiva a quello del singolo ammalato che accetta solo ciò che parla direttamente alla sua soggettività. Altri grossi problemi legati alla medicina scientifico-tecnologica sono quelli relativi alla difficile se non impossibile controllabilità degli effetti collaterali indesiderati dei farmaci, la difficoltà di comprensione e trattamento delle malattie croniche, gli eccessivi interessi economici che hanno il potere di indirizzare e condizionare la ricerca. Il medico, se si pone come elemento integrato in questo sistema viene sempre più vissuto come un semplice applicatore di protocolli ormai incapace di condividere gli aspetti umani della sofferenza del malato.
A volte tale gap sembra insuperabile e quindi una parte sempre più grande della popolazione preferisce rivolgersi a “medicine dal volto umano”, “medicine naturali” rinunciando alla sicurezza della medicina scientifica in nome di un empirismo che conserva una dimensione umana. E ad esso non si cheide l’infallibuilità…E’ comprensibile il desiderio che la malattia venga considerata nel “senso” che essa ha per ogni singolo individuo, ma si corre il rischio che le pratiche a cui ci si rivolge possano essere espressione di tradizioni culturali empiriche, o realizzazione di rapporti umanamente validi e pertanto in grado di offrire consolazione e miglioramento delle naturali capacità di guarigione. Tali metodiche possono risultare peraltro efficaci in numerose situazioni vissute dal paziente come malattie più o meno gravi ma esiste un concreto rischio che interventi di tipo palliativo possano mascherare patologie importanti e ritardare interventi risolutivi.
Non bisogna poi sottovalutare che se un intervento di tipo consolatorio, che sfrutta le normali capacità spontanee di guarigione, venisse offerto come un intervento medico ci troveremmo in contrasto con elementari principi deontologici. Ma le conoscenze della Fisica oggi ci permettono di superare i metodi riduttivistici in modo altrettanto scientifico. La fisica nucleare e quindi lo studio delle particelle subatomiche ha negato il valore assoluto delle “leggi” della fisica newtoniana, avendo dimostrato che il loro valore in fisica è relativo sia alle caratteristiche dell’osservatore che del campo di osservazione ed in particolare ha dimostrato la continua interrelazione tra tutti i costituenti della natura. Un fenomeno non può mai essere conosciuto “in sé” ma può solo essere descritto tenendo conte delle caratteristiche dell’osservatore e delle sue relazioni con il tutto. Lo studio di un sistema isolato, vale a dire una qualsiasi realtà estratta dal contesto di cui è parte, ci porta a conoscenze del tutto teoriche, ci consente di sapere come un oggetto e fatto e come funzionerebbe se non esistessero altri elementi dello stesso sistema che sono ad esso strettamente correlati. Per esempio se noi studiamo una nuvola possiamo classificarla, conoscere la sua composizione in vapore d’acqua, ghiaccio o quant’altro, possiamo sapere che in determinate condizioni può precipitare sotto forma di acqua o grandine ecc. Non possiamo però sapere nulla del tempo che farà a partire di queste semplici conoscenze. Per poter formulare una previsione dobbiamo studiare l’insieme delle nuvole, considerare gli effetti della temperatura, dei venti della pressione atmosferica, della stagione ecc. dobbiamo cioè tenere conto del maggior numero possibile di variabili che influiscono sull’andamento del tempo. Solo così possiamo avere una previsione che tuttavia ha valore statistico e probabilistico, tenendo conto che “un battito d’ali di farfalla all’equatore può scatenare una tempesta al polo”. Il tempo atmosferico è un classico esempio di “sistema complesso” costituito da un insieme di sottosistemi interagenti che ha la capacità di auto generarsi ed auto mantenersi. Se passiamo nel campo della materia vivente la complessità aumenta man mano che saliamo i gradini della scala evolutiva. Negli specchietti sotto riportati ho illustrato alcune delle caratteristiche principali dei sistemi biologici, la cui funzione caratteristica, oltre alla capacità di auto generarsi, auto mantenersi, auto ripararsi, provvedere al costante approvvigionamento dell’energia necessaria, è quello di esserecapace di adattare le sue caratteristiche vitali al mutare dell’ambiente esterno.Il corpo umano rappresenta il sistema complesso più “complesso” che abbiamo occasione di osservare e per poterlo comprendere è stato necessario da prima studiare singolarmente tutti i sottosistemi che lo compongono senza tenere in eccessivo conto le continue modificazioni della loro struttura e del loro funzionamento conseguenti alee variazioni di stato di tutti gli altri sottosistemi correlati. Se si presta attenzione al contenuto degli specchietti si evince che nel caso di una malattia, vale a dire di un evento che altera il normale funzionamento del sistema complesso “uomo” non sarà più sufficiente occuparsi solo del sottosistema che mostra l’alterazione evidente, ma dovremo anche occuparci del sistema di comunicazione (oggi etichettato come sistema psico neuro endocrino immunologico) che rende partecipe tutto il corpo dell’evento malattia superando l’idea che il sintomo sia direttamente proporzionale alla causa che abbiamo ipotizzato. Posso solo accennare che la postura de il movimento sono due delle principali vie attraverso cui si manifesta la complessità umana e che quindi non è possibili occuparsene senza fare appello ad un nuovo “olismo” che non consiste solo nel ricorso a metodi terapeutici che si appoggiano a diverse filosofie o a diversi patrimoni culturali empiristici, ma che si basa sulla conoscenza quanto più profonda possibile dei vari sottosistemi e del loro modo di comunicare nel corso della storia fisiopatologica di ogni singolo individuo. Si tratta dunque non di applicare varie soluzioni possibili ad una realtà che resta profondamente sconosciuta, ma di tentare umilmente di decifrare il linguaggio che usa il corpo per compiere il quotidiano miracolo di esistere e di tentare di intervenire usando il suo stesso linguaggio per rimettere in condizione ogni organismo di riprendere la sua incredibile capacità di autoregolarsi.
Caratteristiche di un sistema complesso Biologico:
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